Microsoft e la dinamica della transizione post-PC
Microsoft continua ad essere uno dei temi centrali di Hymn to Future. L’evoluzione del mercato, dal paradigma PC a quello post-PC, pone notevoli sfide alla casa di Redmond. L’azienda è ancora ricca e potente ma tergiversare nella transizione può diventare pericoloso.
Windows 8 è la risposta alle necessità dell’utenza moderna ma rappresenta una discontinuità grande rispetto al passato: il rischio di sbagliare e vedere i propri risultati crollare è tangibile e reale. Personalmente credo che il prodotto abbia le qualità e sia in grado di competere con la concorrenza, molto dipenderà dalla capacità di Microsoft di attirare l’utenza comune e non un nerd smanettone come me [fra le mie profezie ho scommesso sul successo di Windows 8].
Ma la sfida dell’azienda non si gioca solo in termini di diffusione quantitativa del prodotto ma anche di redditività. Come mostra una breve analisi di Horace Dediu di asymco – segnalata gentilmente dall’utente Emilio Orione che ringraziamo – il colosso statunitense fa molti soldi con Windows e Office, oltre ad essere abituata a vendere le licenze a prezzi ben più elevati di quelli finora trapelati per l’ultimo OS della casa (~35 dollari per un Win8 Pro e ~80-90 dollari per Windows RT).
L’articolo di Dediu ha il pregio di misurare il prezzo medio di licenza di Windows e Office per mantenere l’attuale redditività. Inoltre evidenzia il problema, reale, di competere contro un player come Apple che si può permettere di ordinare decine di milioni di smartphone e tablet al mese essendo sicura di venderli. I costi di produzione vengono drasticamente abbattuti mentre quelli di sviluppo sono diluiti su una base di utenti larghissima. Di fatto l’azienda riesce a vendere un prodotto come l’iPad ad un prezzo assolutamente competitivo – 500 dollari il modello base – e conseguendo un margine operativo medio per unità di circa il 33% del prezzo.
La ricchezza di Microsoft
Però la metodologia dell’autore non incontra il mio favore. Prima di spiegarvi perché vediamo la composizione dei ricavi di Microsoft per l’anno 2011 (dati presi dal report 10K).
I risultati della divisione Business sono generati per più del 90% da Office. Secondo la documentazione Microsoft, nel 2011 le vendite ai consumers sono aumentate di 1,1 miliardi pari al 33% (il 50% delle vendite del 2010). Per cui stimo circa 3,3 miliardi di dollari di ricavi non attribuibili al business. Il margine operativo poi è ben inferiore – ma non rivelato dall’azienda – perché Microsoft vende le licenze di Office ad un prezzo più basso – non poco – per l’uso domestico.
Per quanto riguarda Windows non sono disponibili molte informazioni. Rispetto all’anno precedente c’è stato un calo contenuto [meno di 500 milioni di ricavi] e sappiamo che il 75% delle licenze viene venduto agli OEM. Il mercato dei PC business è in crescita dell’11% mentre quello consumer è in calo dell’1%. Purtroppo Microsoft non rivela il peso del primo rispetto al secondo.
La divisione Server Tools è una delle più ricche e allo stesso tempo la meno vulnerabile al turbine post-PC. Qui la criticità è la competizione con il cloud ma Microsoft si sta muovendo da tempo. Inoltre, per la gestione dei domini e reti di PC aziendali, non c’è un vero concorrente di Windows Server il quale nella sua veste del 2012 include tutte le funzionalità del passato più un nuovo Hyper-V migliorato.
Una questione di dinamica
Per cui, cosa ha “sbagliato” Dediu? Fondamentalmente nulla ma ha presentato le informazioni senza approfondirne la dinamica temporale, come se dall’oggi al domani Microsoft sostituisse dei prodotti con degli altri, ma non è così.
Nulla si sà del prezzo del nuovo Office salvo che verrà “integrato” a buon mercato dentro Windows RT. Ma le vendite ai consumatori contano poco e l’inclusione nel nuovo OS potrebbe addirittura aumentarne il margine operativo. Mi viene difficile pensare che in azienda smetteranno di comprarlo specie considerando le frizioni che avranno ad adottare Windows 8, rimanendo piuttosto sul collaudato 7 per qualche tempo (anche anni). Semmai il problema viene dal cloud ma finora Google non è riuscita a fare molto per scalfire Microsoft.
La divisione Windows è in una situazione più critica. Per le aziende vale quanto già detto: Windows 8 entrerà lentamente e nel frattempo il più oneroso Seven continuerà a rimpolpare le casse di Microsoft. I tablet/ibridi Windows 8 Pro approderanno nelle imprese ma difficilmente sostituiranno i vecchi PC (non quelli da scrivania, i portatili sì), piuttosto li affiancheranno. Nel mercato consumer la criticità è evidente ma lì il prezzo delle licenze medio è inferiore e lo stesso vale per il relativo margine operativo. Il calo potrebbe essere importante ma è impossibile valutarlo oggi.
Conclusioni
Il sorgere della competizione sta spingendo Microsoft ad abbassare i prezzi ed è vero che il mercato non può crescere quantitativamente a dismisura. Ma la transizione è e sarà graduale dando qualche tempo alla casa di adattarsi ed eventualmente sviluppare nuove soluzioni. Office potrà addirittura crescere aumentando il peso del mercato consumer mentre Windows potrebbe subire il colpo più grande. Di sicuro le aziende saranno il “buffer” che rallenterà il passaggio stabilizzando la situazione. Microsoft è la società ICT che guadagna di più, oltre il 30% dei suoi ricavi diventano ricchezza. Apple non riesce a fare lo stesso. Una compressione del margine operativo è quasi certa ma finché il rapporto utili/ricavi rimarrà superiore al 20% non si consumeranno drammi, salvo siate degli azionisti ovviamente.