Ecco l’iPad mini, Apple pragmatica come non mai
Alla fine è successo. Dopo mesi passati a criticare l’ipotesi di un iPad mini Apple ha stroncato la mia profezia (n.2). Il lancio alquanto anticipato è stato ravvivato dalla presentazione dei nuovi Mac (iMac, Mac mini e MBP 13″ con Retina) e di un inatteso iPad di quarta generazione. Ma andiamo per gradi.
La quarta generazione
Sono passati circa 6 mesi e mezzo da quando il nuovo iPad è stato lanciato. Il tablet è ancora leader sulle specifiche grazie ad un buon SoC e al Retina Display. Ma sembra che Google a giorni potrebbe rivelare una tavoletta prodotta da Samsung con una densità di pixel ancora superiore.
Inoltre dopodomani Surface verrà commercializzato ufficialmente.Perché non fare la festa a tutti con un bel refresh? Allo stesso prezzo del modello precedente naturalmente.
A Tim Cook l’idea deve essere piaciuta perché è proprio quello che hanno fatto. Personalmente ci vedo qualcosa di più di una azione offensiva contro la concorrenza: alzare l’asticella per contenere il cannibalismo interno, quello dell’iPad 2. Certo chi ha comprato il padellone di recente non rimarrà molto soddisfatto dall’annuncio.
A livello tecnico la quarta generazione è un “minor update”. Il SoC è stato sostituito con un più prestante A6X fabbricato a 32nm, che promette il doppio delle performance sia nel comparto CPU che GPU. Il risultato è stato ottenuto introducendo la medesima unità di calcolo dell’iPhone 5 accoppiata con una più potente (> clock) versione della PowerVR SGX543/544MP4 SGX554MP4. A questo va sommato un aggiornamento del chip baseband di Qualcomm. I risparmi energetici hanno consentito di migliorare l’autonomia del padellone che aveva subito una “caduta” nella sua terza incarnazione.
Altre migliorie sono state apportate come il connettore Lightning, una Wi-Fi più performante e una migliore front-camera.
Un piccolo passo in avanti che migliora di misura la già ottima esperienza d’uso del “vecchio” modello.
L’iPad si restringe
A fianco a questo refresh è arrivato il tanto atteso iPad mini. Il prodotto è fondamentalmente una seconda generazione “shrinkata” (7.9″), con processore A5 (32nm) e 512MB di RAM. Lo schermo ha una risoluzione di 1024×768 e, sorprendentemente, l’autonomia non ha subito penalità.
La gamma comprende modelli con connettività LTE, una possibilità sulla quale nutrivo dei dubbi. I prezzi partono da 329 dollari, disponibilità in Italia dal 2 novembre.
Di seguito l’hands-on di The Verge:
Perché??
Durante il keynote sono state mostrate delle slide che ponevano in diretta competizione l’iPad mini con il Nexus 7, ovviamente esaltando il prodotto della Mela. Questo fa pensare che la compagnia stia puntando direttamente a togliere il mercato alle alternative low-cost di Google e Amazon ma i fatti non avvalorano la tesi.
Già perché il prezzo dice un’altra cosa. 329 dollari sono oltre il 60% in più di 200$, cioè la cifra da sborsare per un Nexus o un Kindle Fire. Tra l’altro fra pochi giorni BigG annuncerà il modello da 32GB e con tutta probabilità sconterà quello da 16GB. Una simile differenza considerando che l’iPad mini non è un prodotto cutting-edge sulle specifiche – SoC datato, densità di pixel bassa – puzza un po’ di bizzarro.
Del resto Apple non vuole competere sui prezzi, sarebbe una battaglia impari e svilirebbe il suo marchio. E come detto in passato la compagnia è abituata a ben altri margini. Rivedendo l’analisi del costo dei materiali e della manifattura dell’iPad mini credo di essere andato abbastanza vicino alla realtà. Avevo bocciato il rumors perché 300 dollari erano fondamentalmente un po’ pochi e infatti il prezzo è stato elevato ad un livello non troppo distante all’iPad 2.
Quindi la risposta è che Apple vuole accrescere la sua gamma per non lasciare nicchie di mercato non servite.
Il potenziale di cannibalismo
Negli ultimi mesi ho “menato” abbastanza sul potenziale di cannibalismo ma oggi ho perso parte della convinzione. Fra l’iPad con Retina e il mini c’è una grossa differenza di specifiche sebbene la dimensione dello schermo non sia poi così distante (guardate le foto su Ars). A prescindere da quanto sostiene Apple tenerlo con una mano sola è difficile.
Il nuovo arrivato è invece molto vicino all’iPad 2 ma d’altra parte anche il prezzo differisce per “soli” 70 euro. Qualsiasi prodotto scegliate la Mela incassa una buona cifra.
Finora la casa ha utilizzato i modelli della generazione precedente come alternativa economica a quelli next-gen. Mi spiego in parole più terrene, all’uscita di ogni nuovo iPad – ma anche degli iPhone – la versione dell’anno prima viene scontata e mantenuta per ampliare il mercato. Credo che questo approccio sia destinato a terminare.
A mio avviso avremo due linee di iPad parallele, il 7.9″ e il 9.7″ che verranno rinnovati di anno in anno. Lasciare delle soluzioni “di mezzo” per periodi prolungati sembra una strategia confusa che pone dubbi al consumatore su quale sia il prodotto più adatto per lui. Per quanto possiate essere convinti del contrario non sempre avere più scelta è un bene, spesso è meglio avere un’offerta chiara e distinta.
Verdetto
In conclusione devo rimangiarmi molto di quanto ho sostenuto finora. L’iPad mini non presenta particolari rischi di cannibalismo e ha senso per sostenere la piattaforma iOS. Sul pricing avevo afferrato che sotto i 300 dollari non ci sarebbe stata storia ma allo stesso tempo non avevo considerato l’eventualità di price point più elevato, al contrario del commentatore Anthony Ottaviani (spoiler: è mio zio materno, l’uomo che mi ha avvicinato ai computer).
Riguardo l’user experience avevo affermato che le differenze nella diagonale avrebbero comportato un po’ di fine-tuning delle interfacce delle App ma Apple sembra pensarla diversamente.
L’iPad mini è un prodotto ben fatto ma nato vecchio a livello tecnologico, figlio di compromessi a cui la casa non ci aveva abituato. Questo è un lancio che urla business e non rivoluzione.
Sebbene sia troppo presto per tirare le somme, sembra che la Mela di Tim Cook sia meno spavalda e più attenta ai conti. Un’azienda solida con un grande futuro davanti che non vuole ripetere gli errori del passato. Probabilmente in molti lamenteranno la mancanza di innovazione (percepita) ma non c’è molto da biasimare agli uomini di Cupertino. Questo è il loro momento e lo stanno sfruttando bene.